<style>.lazy{display:none}</style>Globe Theatre occupato divide gli attori - Lorenzo Marte
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Globe Theatre occupato divide gli attori

La settimana scorsa è stato occupato il Globe Theatre da un grippo di Lavorat* dello Spettacolo, ma non sono qui a parlare di questo: quello che mi ha davvero fatto fermare e riflettere sono stati i commenti sui social (soprattutto Facebook) da parte di molti colleghi attrici e attori che hanno immediatamente condannato il gesto e le repliche dei sostenitori dell’occupazione.

 

Ora, io non voglio dare un giudizio né sull’occupazione né su chi si è accanito (sui social) con gli occupanti, ma leggere tanta cattiveria rivolta verso colleghi che non lavorano da 1 anno mi ha fatto male. A livello viscerale.

La cattiveria è stata da entrambi i lati intendiamoci: chi difendeva l’occupazione è andato contro chi non era d’accordo e viceversa, ma ciò che continua a stupirmi è proprio il fatto che non capisco che bisogno ci sia di prendere una posizione forte da subito, dovendo poi aggredire e insultare gli altri per mantenerla.

Ho sempre ammirato chi aveva le idee chiare fin da piccolo, perché sono sempre stato un indeciso, e vedere qualcuno che sapeva sempre cosa dire e in cosa credere mi affascinava. Ora non più. Ho capito che avere un idea non è sempre una buona idea.

Se per dire la mia devo colpire qualcuno che probabilmente non mi ha fatto niente, ma ha soltanto un’idea diversa dalla mia, allora a che serve avere un idea? Credere in qualcosa non dovrebbe tapparmi le orecchie dall’ascoltare chi crede il contrario o chi non crede affatto. La chiusura a riccio di questa settimana di certi colleghi anche molto famosi, lo sputare fuoco su qualcosa che non si conosce fino in fondo, il dover dimostrare di aver ragione con ogni mezzo e mezzuccio (sempre sui social) credo sia il fallimento di molti di noi.

 

Per chi lavora nello spettacolo è stato un anno devastante soprattutto emotivamente e capisco la frustrazione di tutti, ma prendersela con dei colleghi mi sembra davvero assurdo: in un momento del genere invece di fare fronte comune e cercare una soluzione tutti insieme ognuno se n’è andato con gli amichetti suoi, si sono formati i gruppetti e abbiamo cominciato a farci la guerra tra di noi.

Davvero questo è il massimo che riusciamo a fare? Davvero siamo così chiusi anche noi che abbiamo studiato teatro, che abbiamo imparato a metterci nei panni degli altri?

Davvero siamo così piccoli e impauriti che piuttosto che veder crollare le nostre piccole certezze evitiamo il confronto andando subito allo scontro?

Se non riusciamo ad essere migliori di chi non ha letto Shakespeare, di chi non ha mai frequentato un teatro o di chi non sa cosa sia l’empatia che noi usiamo per lavoro…allora a cosa serve la cultura di cui ci facciamo portavoce? Un attore/trice dovrebbe essere la miglior versione possibile di un essere umano: dovrebbe dare l’esempio ed essere responsabile e attento/a verso gli altri, tutti gli altri.

Perché ha un dono che gli altri non hanno, e se sei un attore/trice e non sai di cosa sto parlando…allora forse il problema sei tu.

Lorenzo Marte

 

1 commento

  1. Bellissimo articolo. Concordo pienamente con te, purtroppo questa situazione invece di unire le persone, invece di creare solidarietà ed empatia, ha tirato fuori il peggio da ognuno di noi. Che tristezza. Fulvia

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